di Salvo Barbagallo
Non è cosa da poco riuscire ad andare avanti per la propria strada facendo intendere che è la strada di tutti. L’unica percorribile. Non è cosa da poco lasciare intendere che si opera per il bene comune mentre, al contrario, si agisce per promuovere il bene di pochi (?). Non è cosa da poco riuscire a mantenere costantemente il sorriso sulle labbra anche quando si viene contestati apertamente. Non è cosa da poco sostenere che tutto va per il meglio quando si è pienamente consapevoli che si cammina su un filo di lana che può facilmente spezzarsi. Non è cosa da poco e se il tempo trascorre senza che nulla cambi, evidentemente, vuol dire che la sicurezza con la quale si affrontano le situazione difficili più disparate è ben fondata, solida e inattaccabile. Oppure, si tratta di una magia che trova radici chissà dove. Di certo non la magia dei prestigiatori da palcoscenico di periferia, ma forse quella più sofisticata che si può ancora avvertire nelle antiche strade di Praga, dove gli alchemici d’altri tempi nelle loro botteghe di Malà Strana sperimentavano formule misteriose. Fatto sta che al premier italiano Matteo Renzi è da attribuire una certa abilità nella “manipolazione” di eventi marginali o primari nella vita del Paese. Nessun dubbio: ci sa fare. Ma probabilmente la ragione di un successo così continuo nelle sue azioni dipende dalla circostanza della mancanza di veri oppositori nella sfera politica, e anche dalla ormai diffusa indifferenza che la collettività mostra (e dimostra) verso ciò che esprime l’attuale Governo, con ovviamente Matteo Renzi in testa.
Registriamo quanto sta accadendo a pochi mesi dal Referendum sulla Riforma della Costituzione.
Matteo Renzi a Firenze ha aperto 48 ore addietro la campagna referendaria e le sue parole sono cadute come piombo fuso: Il lavoro di questi due anni ha prodotto un cambiamento radicale ma la sfida più grande inizia adesso. Noi vinceremo il referendum sulle riforme costituzionali. Io ne sono certo, però quello che è più importante di vincere il referendum è coinvolgere gli italiani. Io sono in prima fila perché si capisca che da questa sfida dipende il futuro delle nostre istituzioni. Io non sarei mai arrivato a Palazzo Chigi se non avessi avuto una straordinaria esperienza di popolo (…).
Ecco, la grande magia delle parole (e delle azioni)!
La memoria non ci riporta alle splendide rappresentazioni della Scala. Ma ci rimanda (ovviamente casualmente) alla magia che si praticava decenni addietro nelle colline di Arezzo quando pochi individui, fortemente uniti però in un cerchio magico, si adoperavano a cambiare le sorti del Paese. La memoria ci riporta anche il ricordo del fallimento delle alchimie.
Certo, oggi la situazione si presenta diversa: gli italiani si mostrano indifferenti soprattutto perché (e di questo elemento si deve tenere conto) chi ha lottato per la costruzione della Costituzione Italiana o è defunto oppure è troppo vecchio per ritornare in campo e battersi perché essa non venga cancellata. L’Italia di oggi che abbiamo visto in piazza nell’ultimo 25 Aprile non è quella liberata nel 1945, se pure qualche emerito personaggio che quei tempi ha vissuto (Giorgio Napolitano) ora è del parere che è giunto il momento di “revisionarla”.
Non si tratta di giochi di prestigio, né di magie, ma di volontà chiare ed esplicite di rottamazione generale. Il punto è: chi ha espresso queste volontà che vengono calate con prepotenza sulla realtà italiana?